Fin da bambino sono stato ossessionato da una limitazione intrinseca dell'essere umano: quella di poter vivere solo la propria vita (si, il titolo è un gioco di parole).
Quella volta mi facevo domande semplici, tipo "ma il verde che vedo io è uguale al verde che vedono i miei compagni di classe?", cosa si prova ad essere donna? etc etc...
Ma alla fin fine quelle erano cose, per così dire, "fisiche", crescendo ho iniziato a chiedermi "come si vedono le cose se ho quel complesso?" e a pensare "la gente vede (nel senso fisico) una cosa in modo diverso da un'altra perchè la pensa in maniera diversa e la forma mentis magari influisce in qualke modo sul movimento degli occhi". Sconvolgente come queste differenze possano assumere forme pratiche, e non restare semplici elucubrazioni.
Perchè l'universo funziona così? perchè siamo "unici" (nel senso di uno solo?).
In effetti questo è ciò che ci differenzia da dio (che nel cattolicesimo è unico e trino), ed è da questo che nasce l'incomprensione. Il dio cristiano ha di divino (ha mio avviso) proprio la comprensione (a dio misericordioso... recita non mi ricordo quale preghiera), misericordia talmente "divina" che lo porta a morire (almeno nella sua forma di "figlio" )pur di insegnare qualcosa all'umanità.
Ecco forse il senso dell'unicità (e dell'incomprensione verso il prossimo): l'autoconservazione.
Se io potessi "essere qualcun'altro" (qualunque significato voglia attribuire a questo), metterei mè stesso allo stesso piano dell'altro, svalutando la mia esistenza.
Ok, adesso ho scritto troppo ed ho perso il filo, quindi la smetto quì altrimenti sclero, anche perchè il mio pc ha fatto partire un freestyle di Fabri Fibra con tema "gnocca", che mi ha fatto passare l'ispirazione....
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