desiderare
Proprio ieri mi stavo interrogando sul desiderare.
In particolare sulla intrinseca contraddizione di quest'atto.
Nella premessa che un qualsiasi oggetto (per oggetto intendo qualsiasi cosa, non un oggetto fisico) da noi desiderato sia un nostro costrutto mentale, mi sento di affermare che una delle caratteristiche di questo è il suo non appartenerci, oltre al fatto che probabilmente nel suo non appartenerci, egli ci è noto solo parzialmente.
Aggiungendo infine che spesso questo oggetto non è che un mezzo per raggiungere un altro oggetto, cosa che ci può essere più o meno nota, ecco spiegata la generale insoddisfazione legata all'atto di ottenere qualcosa, se questo oggetto viene ottenuto come conseguenza del desiderio dello stesso.
Esso infatti cambierà stato, poichè ora ci appartiene; ma allo stesso tempo nn ci appartiene più poichè non è lo stesso oggetto, ma è ora un oggetto di nostra proprietà che conosciamo meglio, ed inoltre è in questo momento che spesso ci rendiamo conto del nostro vero obbiettivo (dell'oggetto che desideriamo realmente).
Ecco spiegata la frase "Per desiderare qualcosa, non devi desiderarla" che d'altronde ho appena inventato, e che quindi solo io posso spiegare... :-).
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