Oggi sn andato a Villa Manin, posto in cui non ero mai stato, a vedere la mostra di Sugimoto.
All'inizio non ero sicuro che avrei capito qualche cosa di questa mostra, avendo fatto io uno stupido commerciale e non sapendo niente di arte, comunque prima di andare o ripassato un pò, ed alla fine ecco le mie impressioni sulle opere di Sugimoto.
La mostra consisteva in una esposizione (all'estita dallo stesso artista) di alcune sue foto e di un paio si sue sculture.
L'argomento principe è lo scorrere del tempo (almeno credo), trattando temi come la documentazione storica tramite la fotografia, la rappresentazione di un intero film tramite la fotografia, o argomenti più classici dell' arte moderna come la creazione dell'opera artistica senza l'intenzione di fare arte.
Quattro i gruppi di foto, a cui darò nomi miei, perchè nn ricordo quelli originali:
1) Personaggi storici: l'autore cerca di trasformare le sue foto in quadri ritrattisti (anke se nn ho capito il perchè dei colori: i ritrattiststi non facevano quadri a colori?), ritraendo statue di cera su sfondo nero...
2) Animali: Sugimoto si atteggia fotografando ricostruzioni di animali preistorici e rendendole molto più realistiche rispetto alla fruizione di queste dal vero.
Caratteristici i fondali disegnati, dai quali possono partire tutta una serie di illazioni sulla illusione nella illusione et simila...
3) Cinema: Sale cinematrografiche illuminate solo dallo schermo sovraesposto vengono immortalate dall'artista. E' mia opinione che l'escalation che parte da teatri-cinema "vecchi" ed arriva ai moderni "drive-in" sia una sottile critica su quello che il cinema stà diventando (ok, main stream ed arte non sono mai andati tanto d'accordo).
4)Secondo piano: questo era il secondo piano di villa manin, che in realtà trattava più temi, ma non ho voglia di trovare troppi nomi.
In questa sezione, di carattere marcatamente concettuale, il buon Hiroshi ci parla di movimento e di arte che non è arte (una scultura in particolare: un mega cavatappi che esprime il moto perpetuo del suo movimento e la sua accezione di utensile), di particolari tecniche di sovraespsizione della pellicola (impressiona la pellicola con dei "fulmini" ricreati nella sua camera oscura) e molto altro ancora (comprese opere realizzate secondo alcune formule matematiche, anche se non si capisce bene cosa voglia dire...).
Mi è piaciuto molto questa mostra, come anche Villa Manin. Sagimoto è uno che crede nel connubio tra ricerca e arte, unendo due mondi che sembrano diametralmente opposti (ma la ricerca è "creatività metodica", perchè nessuno lo capisce!!!), che sia ricarca scientifica o storica (prima stavo parlando di ricerca scientifica, quella storica non ne ho idea), inoltre fà tutto con una certa ironia che non dispiace.
Ultima nota, curiosa la scelta di adottare in parecchie stanze la luce naturale piuttosto che i faretti, che di solito spadroneggiano in tutte le mostre d'arte.
Ecco l'opera che mi ha colpito di più:
Dalla foto non si capisce un cazzo, ma seguendo lo sguardo della volpe (e più in generale le linee principali del quadro), lo sguardo viene pilotato prima verso degli avvoltoi che banchettano e poi, proseguendo su quest'asse, verso una coppia leone - leonessa, forzando chi guarda alla ricustruzione del "prima".
Ennesimo gioco su tempo e concetti relativi, realizzato mediante tecniche classiche non della fotografia, ma della pittura: cazzo figata!!!
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